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L'AlbinoLeffe si racconta | Giuseppe Biava, dall'AlbinoLeffe alla Serie A

La rubrica odierna cambia registro. Non parleremo infatti di un campionato, una coppa o una partita in particolare, bensì concederemo spazio ad un protagonista della storia bluceleste, uno che qui è cresciuto e si è formato per poi raggiungere il più alto livello del calcio italiano, Giuseppe Biava.

Difensore classe ’77 nato a Seriate, tira i suoi primi calci nella squadra del suo paese, il Cenate Sotto, prima di passare alla formazione Allievi del Leffe con cui vince l’anno successivo il campionato nazionale “Berretti”. Per l’esordio in Prima Squadra deve passare alla vicina Albinese con cui a 18 anni fa il debutto in Interregionale “raccimolando” in totale la bellezza di sessantanove presenze. “Fu un periodo bellissimo, in cui imparai molto, nonostante la giovane età, da Del Prato e da mister Falsettini” ricorda il diretto interessato.

altIl 10 giugno del 1998 la fusione tra i due club della Valle Seriana la vive da protagonista, dato che è proprio questo il giorno che sigla l’inizio della sua avventura con l’AlbinoLeffe. “Fu un qualcosa di inaspettato. Probabilmente la soluzione migliore sia sotto il livello societario che per i giocatori, dato che anche i risultati diedero ragione. Nonostante tutti i pronostici fossero contro di noi, al primo anno, con Piantoni in panchina, salimmo subito in C1. Qualcosa di incredibile e impensato“.

La casacca bluceleste vestita in 131 occasioni e le quattro stagioni di militanza sono lì a testimoniare il suo attaccamento alla causa e la rilevanza che la sua figura ha rivestito nel gettare delle solide basi per lo sviluppo e la successiva epopea della neo-nata compagine orobica . “La forza durante gli anni è stata l’avere alle spalle una società che pesava con giudizio ogni mossa, senza cadere in inutili sprechi o facendo passi più lunghi della gamba, portando avanti con coerenza le proprie idee e i propri ideali. In più fu fondamentale avere in squadra uno zoccolo duro di matrice bergamasca che trainava i propri compagni. C’era grande affinità e si giocava con umiltà, ma senza paura di chi si andava ad affrontare. Questo fu alla base del successo in Coppa Italia e della storica promozione in Serie B con Gustinetti“.

Importanza tuttavia reciproca perché, come lui stesso dichiara quel periodo si è rivelato fondamentale all’interno della sua carriera al fine di acquisire l’esperienza necessaria per resistere all’impatto con la massima serie, raggiunta nel pieno della maturità calcistica a ventisei anni. “Probabilmente il fatto di aver fatto tutta la scalata delle categorie, dall’Interregionale, passando per C1 e C2 fino ad arrivare alla serie cadetta, sempre qui a Bergamo, mi ha arricchito e reso passo dopo passo sempre più pronto per il livello con cui mi sarei dovuto confrontare. Se me ne fossi andato prima avrei sicuramente potuto correre più rischi“.

Quasi trecento presenze nella massima serie al servizio di allenatori del calibro di Guidolin, Colantuono, Gasperini, Reja, Del Neri e Petkovic costituiscono il biglietto da visita per valutare la bontà del giocatore: un difensore centrale tosto, bravo nell’anticipo, nel gioco aereo e capace talvolta di gol spettacolari in acrobazia. A tutto questo va aggiunto il grande spessore umano del personaggio, mai sopra le righe e sempre a disposizione dei propri compagni di squadra con umiltà ed altruismo. “Nel mio percorso calcistico ho avuto dei grandi maestri. Potermi confrontare in spogliatoio con calciatori e uomini del calibro di Del Prato, Garlini, Sonzogni e Bonazzi è stato fondamentale per il proseguo della mia carriera, così come trovarmi in un ambiente come quello bluceleste, sempre vicino ed accogliente come se fosse una seconda famiglia“.

L’AlbinoLeffe, dunque, non come un mezzo per raggiungere altri scopi, ma come scuola di vita per formare il proprio futuro. Garantisce Biava.

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