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Società

Uno sguardo al vivaio: l'analisi di Paolo Zirafa sull'annata delle giovanili

Dopo i bilanci stagionali riguardanti la Prima Squadra fatti dal Presidente e dal Direttore Sportivo, ora è tempo di dare uno sguardo anche all’annata del vivaio attraverso le parole del Responsabile del Settore Giovanile Paolo Zirafa.

Buongiorno Paolo. Che stagione è stata quella che si è appena conclusa per il settore giovanile bluceleste?

"Ovviamente ci rimane un po' di amaro in bocca per non aver raggiunto le finali con la squadra Berretti e la squadra Allievi, ma se valutiamo il contesto da cui siamo partiti, vale a dire il ripescaggio in Lega Pro ad agosto inoltrato e per contro rileviamo il numero elevato di atleti che sono stati convocati nelle rappresentative nazionali ed i risultati ottenuti dai nostri ragazzi in Prima Squadra, direi che l’amaro in bocca passa e anzi ci rimane un sapore dolce".

altQual è stato il momento più difficile e quale quello più bello di quest’annata?

"Il più difficile è stato sicuramente l’esonero dell’allenatore della formazione Berretti. Quando arriviamo a prendere una decisione simile ovviamente siamo tutti dispiaciuti e tutti abbiamo perso, dal primo all’ultimo. Il più bello invece è legato alla Prima Squadra, ovvero la trasferta di Padova, dove gran parte del nostro settore giovanile ha gremito la curva dell’Euganeo. In più la ciliegina sulla torta è stata la rete del 2-1 del nostro Mario (Ravasio n.d.r.)".

Da responsabile del settore giovanile che sentimento provi nel vedere la presenza di sette prodotti del vivaio in pianta stabile nella rosa della prima squadra?

"Soddisfazione, anche se non tutti provengono da questo triennio. Per quelli che rispondono a questa caratteristica ovviamente c’è tanta gratificazione per il lavoro fatto e per poter condividere con loro i risultati che raggiungeranno".

Qual è il segreto del settore giovanile dell’AlbinoLeffe che negli ultimi anni ha ‘sfornato’ tanti giocatori di livello? Ci potrà mai essere un altro Belotti?

"Non so se è un segreto, anzi senza dubbio non lo è perché si tratta di un decalogo di valori inserito stabilmente nel nostro statuto. Questi sono impegno, passione e sacrificio. Cerchiamo di inculcarli nei formatori blucelesti, che poi devono essere in grado, a loro volta, di trasferirli ai ragazzi, in modo da diventare prima uomini e dopo calciatori. Noi lavoriamo sempre per crescere nuovi Belotti, splendido esempio delle caratteristiche sopra citate, sperando di trasferire ai giovani anche l’attaccamento che questa società merita, ricordando che quando arrivano richieste, esse sono frutto di un lavoro d’equipe mirato per portarli in Prima Squadra. Troppe volte ci si dimentica che le nostre scelte non sono paragonabili a quelle di club più blasonati e quindi quando i nostri ragazzi raggiungono livelli di qualità elevata, dovrebbero anche ricordare da dove sono partiti".

A livello giovanile, qual è l’impatto di una realtà come quella bluceleste sul territorio di Bergamo?

"Noi a Bergamo rappresentiamo un’ulteriore strada per raggiungere il professionismo. Anche di questo spesso ci si dimentica, andando a sottolineare solo ed esclusivamente le nostre pecche. Ci vantiamo di essere dei formatori di uomini in un contesto calcistico e cerchiamo di dare un’opportunità a 170 ragazzi che altrimenti si troverebbero ad affrontare percorsi molto più impervi e tortuosi. Se riuscissimo a suscitare simpatia e condivisione del nostro progetto, l’impatto della nostra realtà probabilmente sarebbe molto più riconosciuto a livello territoriale".

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