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Società

5 domande a … Francesco Cadei!

Dopo i Pulcini C, la scalata ci porta ai Pulcini B e al loro formatore Francesco Cadei, giunto alla sua seconda stagione sulla panchina di una squadra del settore giovanile bluceleste.

1806015domandePulciniBBuongiorno Francesco. Si è chiusa la stagione regolare e si è aperta quella dei tornei. Qual è fino ad ora il tuo bilancio sull'annata?
“Buongiorno. Il bilancio dell'annata, per quanto è stato fatto, direi che è sicuramente positivo. I bambini hanno continuato il loro percorso di crescita trovando sempre le soluzioni ai ‘problemi’ che si sono loro prospettati mettendo in campo tutti i mezzi che, tenendo conto delle diverse esigenze, abbiamo dato ad ognuno di essi col fine di rendere loro gli attori principali dentro al rettangolo verde. Aldilà delle vittorie e delle sconfitte che ci possono essere state e che ci saranno in futuro è apprezzabile quanto ogni bambino, anche per quest'anno, nel rispetto dei suoi tempi, si sia reso conto di aver fatto sensibili passi in avanti che incoraggino lo stesso a proseguire il proprio percorso con sempre maggior dedizione e voglia di imparare”.

Qual è il ricordo più bello o un aneddoto divertente legato a quest'annata?
“Di aneddoti divertenti ce ne sono ogni volta che ha luogo il connubio bambini-calcio. Sicuramente gli indumenti dimenticati, i bisticci per infilarsi la casacchina e lo scambio delle borse, come ogni anno, sono tra le situazioni quotidiane più buffe e divertenti. Per non parlare poi delle parole storpiate, su tutte, soprattutto per i nuovi arrivati, ‘funino’ che inevitabilmente diventa ‘foligno’. Potrei probabilmente scrivere un libro, ma mi limito a custodire gelosamente queste perle nel cassetto dei ricordi per magari tra qualche anno raccontarle ai diretti interessati”. 

Quali sono gli aspetti che un formatore deve curare con maggior attenzione per la categoria Pulcini?
“Come sempre, sono convinto che per formare dei bambini, il nostro esempio giochi un ruolo fondamentale, pertanto l'attenzione deve vertere in primis proprio su quello. Il linguaggio, il modo di porsi e l'educazione che noi teniamo dentro e fuori dal campo sono lo specchio di ciò che i nostri bambini saranno. Parlando più degli aspetti prettamente calcistici il nostro operato nella categoria Pulcini deve mirare a sviluppare e consolidare sempre più la tecnica di base, la capacità di orientarsi e di adattarsi alla situazione e ultimo, ma non certo per importanza, dobbiamo saper stimolare in loro la fantasia affinché possano diventare in un futuro giocatori pensanti e non meri esecutori”.

Come nasce la tua passione per il calcio e per il ruolo di allenatore? 
“Da quando ho tre anni il pallone è sempre stato il mio migliore amico. Ho iniziato come tanti da giocatore e spinto dalla passione mi sono tolto anche qualche piccola soddisfazione. Già a diciassette anni ho cominciato nei ritagli di tempo ad osservare con curiosità la figura del ‘mister’ iniziando a muovere i miei primi passi di lì a poco nella società del paese. A ventitré ho abbandonato il calcio giocato per dedicarmi totalmente al ruolo di formatore. Di mezzo e sempre presenti ci sono stati corsi federali, seminari d'aggiornamento, riviste di settore, formazione accademica che hanno così caratterizzato le mie giornate. Da allora sostengo convinto ogni giorno sempre più, che le soddisfazioni che danno bambini e ragazzi sono incredibili, emozioni uniche. Bisogna provare per credere”.

Come ti vedi all'interno dell'ambiente bluceleste e quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
“Per come sono stato educato sono abituato a dare il massimo in tutto ciò che faccio e anche qui con tanta voglia di crescere professionalmente cerco di non lasciare nulla al caso. Dedizione per la maglia, perseveranza, voglia di migliorarsi e spirito di sacrificio sono caratteristiche note nell’ambiente bluceleste e posso affermare di trovarmi esattamente su questa stessa lunghezza d'onda. Per questo motivo mi sento parte attiva di questo grande progetto in cui l'essere famiglia aiuta ogni componente a dare il meglio di sé. Lavorare bene nel presente sperando un giorno di sentirsi dire ‘grazie mister’ dev'essere a mio parere ciò a cui un formatore in ambito giovanile deve veramente aspirare”. 

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