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L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni
Due partite di fila senza far gol. Tre senza far gol su azione. È un evento abbastanza raro per l’AlbinoLeffe. Tanto per citare un esempio, nel campionato scorso era accaduto solamente un paio di volte, entrambe nel girone d’andata. Talvolta capita che il problema abbia cause non attribuibili per intero ai demeriti della squadra, ma soltanto alle circostanze: magari si fa gioco, si costruisce qualche opportunità ma non la si sfrutta a dovere, per imprecisione o per i miracoli del portiere avversario. Ma non è il caso dell’AlbinoLeffe che, nelle partite contro Sassuolo e Piacenza, non soltanto non ha segnato, ma non ha nemmeno costruito. E i portieri avversari hanno trascorso pomeriggi abbastanza tranquilli. Che cos’è che non va? Che cosa si è inceppato? Tutto sommato, i meno imputabili sono proprio gli attaccanti: Ruopolo ha giocato da par suo in entrambe le occasioni, Ferrari e Cellini non sono stati all’altezza delle migliori giornate ma vanno assolti, specialmente Cellini che rientrava dopo l’azzoppamento col Parma. Il problema, speriamo contingente, sta a monte: il gioco sembra essersi un po’ involuto, accartocciato su se stesso e dunque è apparso prevedibile. L’assenza degli esterni di ruolo - Cristiano, Peluso e, fino a pochi giorni fa, Madonna - priva la manovra di quelle incursioni e quelle accelerazioni sulle fasce che possono allargare le maglie difensive. Così si è costretti a cercare lo sfondamento centrale o a bypassare il centrocampo con lunghi lanci da dietro, tutte situazioni che favoriscono i difensori avversari. Poi c’è un altro fattore, tuttaltro che secondario: la fitta sequenza di partite giocate in questo periodo. È un alibi che vale per tutti, ma in modo particolare per chi non dispone di grandi soluzioni alternative. Da qualche parte si è arrivati ad accusare Madonna di eccessiva prudenza perché sabato, al posto dell’infortunato Poloni, ha buttato dentro Previtali e non Gabionetta (o Sau). Dissentiamo totalmente. L’allenatore si era reso conto che il Piacenza aveva in mano il pallino del gioco e a quel punto ha preferito giudiziosamente tenersi il punto. A volte sapersi accontentare è indice di intelligenza e buon senso.

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