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Società

L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni

C’è da mangiarsi le mani ancor oggi pensando a che cosa si è buttato via sabato a Grosseto. Basta osservare la classifica e non c’è bisogno di ricamarci sopra alcun commento, perché addizioni e sottrazioni le sanno fare tutti. Ma la vittoria avrebbe avuto effetti benefici non soltanto sull’aritmetica. Sarebbe stata un eccezionale propellente sotto il profilo morale. Sì, perché andare a vincere su un campo difficile, dove avevano lasciato le penne Piacenza e Parma, con una squadra infarcita di seconde scelte (in pratica l’intera linea difensiva più un insostituibile pilastro del centrocampo come Poloni) avrebbe accresciuto l’autostima del gruppo. E avrebbe accresciuto la certezza dell’affidabilità dell’intera rosa a disposizione. Invece, qualche piccola remora resiste. Quel pasticcio difensivo, in una situazione di superiorità numerica, che ha portato al pareggio di Carparelli, è assai più grave dell’errore dal dischetto di Cellini, che ci può anche stare. Hanno sbagliato rigori Platini, Del Piero, Totti, Baggio, Baresi, Donadoni, figuriamoci se non ne può sciupare uno Cellini. Il ragazzo deve soltanto convincersi che non è cambiato niente. Bravo era e bravo resta. E commetterebbe un errore - questo sì - se si facesse condizionare dal gol che non arriva. Non perda il sonno, non ci si arrovelli sopra col pensiero. Abbia pazienza e le cose si sistemeranno. Basta prendere l’esempio di Doni, che non aveva mai segnato in questa stagione: visto che cosa ha messo insieme domenica? Sursum corda, dunque, caro Cellini: tu sei il Miccoli dell’AlbinoLeffe e tornerai presto quello di prima.
Intanto, il campionato continua e la classifica sorride sempre, assai più di quanto non si sarebbe immaginato alla vigilia. Mentre piange nei confronti di squadre assai più titolate. Empoli a parte, le altre favorite stanno facendo una fatica boia a trovare il passo giusto: Livorno, Parma, Mantova annaspano nella seconda metà del gruppo, il Brescia si mantiene faticosamente sullo spartiacque. E non è detto che le gerarchie ipotizzate sulla carta debbano per forza concretizzarsi anche alla prova dei fatti: abbiamo visto nelle stagioni passate che squadre titolate partite male non sono più riuscite a recuperare il terreno perduto. Siamo così sicuri, per esempio, che un Livorno che passa ad Avellino alla prima giornata e poi infila sei partite di fila senza più vincerne una sia quello squadrone annunciato alla vigilia? E vorrà pur dire qualcosa se in testa alla classifica ci sono due neopromosse come Sassuolo e Salernitana, no? La sensazione, amici miei, è che, nonostante l’esperienza, si faccia ancora fatica a decifrare un campionato complesso come quello di B.

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