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L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni

Strana la vita. L’anno scorso, di questi tempi, a Cellini bastava farsi trovare in area insieme alla palla perché dal loro incontro scaturisse un gol: se non era Cellini a cercare il pallone, era il pallone a cercare lui. Quest’anno non c’è verso di riprendere il discorso, nemmeno su calcio di rigore. Se sia una maledizione, una serie di jatture, una congiunzione astrale negativa o qualcos’altro non sappiamo. Di certo non possiamo pensare che il giocatore sia imbrocchiato al punto di scendere da 20 a zero gol in così pochi mesi. È altrettanto certo, tuttavia, che il problema AlbinoLeffe - ammesso che esista un problema AlbinoLeffe - ruota per buona parte attorno a questo aspetto e il match di Parma lo ha confermato. Si affrontavano due squadre di peso specifico alquanto differente, eppure per un’ora non s’è visto. Il Parma, con i suoi pezzi da novanta - Paloschi, Vantaggiato, Leon, Morrone, Falcone, Damiano Zenoni, per tacere di quelli in panchina: da Lucarelli a Reginaldo - non dava la sensazione di schiacciare i nostri. Al contrario: nel primo tempo, chiuso sull’1-1, se una squadra ha marcato una lieve supremazia, questa è stata proprio l’AlbinoLeffe. Per non parlare del primo quarto d’ora della ripresa, quando sui piedi di Cellini si sono presentate due occasioni grandi come una casa per segnare il 2-1. Bruciate quelle, sul primo attacco buono il Parma è passato in vantaggio e da lì in avanti non c’è più stata partita: il terzo gol dei ducali, il mancato rigore per il mani di Paci in area e le espulsioni di Luoni e Ruopolo si inseriscono in una notizia già data, senza modificarla. A dispetto del risultato, dunque, si può conservare un sereno ottimismo. Sul piano del gioco e della tenuta del campo, infatti, rispetto ad Ancona e Modena, possiamo considerare Parma un passo avanti di tutta la squadra, compreso Cellini, il quale è mancato nei sedici metri, ma per intraprendenza, tenuta e partecipazione alla manovra, non è dispiaciuto. Nell’attesa che i suoi gol tornino a mettere il punto esclamativo in fondo alla frase, non sarà male tuttavia dedicare qualche allenamento a perfezionare i movimenti difensivi sulle azioni di palla inattiva, che ultimamente ci sono costate parecchi dispiaceri. Nemmeno l’anno scorso la difesa era a tenuta stagna, però l’attacco segnava quasi sempre un gol in più rispetto a quelli che subiva. Oggi che la vena offensiva è quella che è, una maggiore attenzione là dietro non sarebbe soltanto utile, ma addirittura indispensabile.

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