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Società

Cari giocatori...

di Roberto Pelucchi (La Gazzetta dello Sport)


Se le tre vittorie di fila contro Sassuolo, Piacenza e Grosseto avevano riacceso le speranze di potersi reinserire in zona playoff, la sconfitta di Pisa – soprattutto per come è maturata ­– ha di nuovo raffreddato gli entusiasmi. C’è chi sostiene che l’AlbinoLeffe non debba preoccuparsi delle prime sei posizioni della classifica perché è stato costruito per conquistare soltanto una tranquilla salvezza e chi, al contrario, dice che la squadra ci debba almeno provare, visto che davanti (se si escludono Livorno e Bari, che sembrano avere un’altra marcia) nessuno mantiene un passo di carica. Ci può essere una via di mezzo? Non ci può, ci deve essere. Il campionato dell’AlbinoLeffe ha dimostrato che la squadra di quest’anno non vale quella dell’anno scorso, non perché i nuovi arrivati siano scarsi, ma per altri motivi: non è stato trovato il sostituto di Del Prato, sia nella qualità sia nella personalità, Cristiano non ha praticamente mai giocato causa infortuni, il bottino di gol di Ruopolo e Cellini è significativamente inferiore a quello di dodici mesi fa, la difesa pur mantenendosi affidabile ha avuto momenti di sbandamento. La scorsa stagione, dopo 29 giornate, l’AlbinoLeffe comandava la classifica con 61 punti, oggi ne ha 20 di meno. Non è uno scandalo. Ma visto che la salvezza ormai è in tasca, è doveroso (ripetiamo do-ve-ro-so) dare un senso alle giornate che restano per non dover assistere a tante partite sciape, prive di senso e a rischio di sospetto. Ecco, allora, che pensare ai playoff diventa obbligatorio non tanto per arrivarci, ma per tenere ancora alta la tensione, per evitare che i giocatori – inconsciamente o no – pensino alla spiaggia con tre mesi di anticipo. Due stagioni fa il presidente Gianfranco Andreoletti venne criticato, anche da scrive, per aver sostenuto che la squadra si era dimostrata poco ambiziosa, accontentandosi della salvezza. Che cosa pretende di più, gli era stato detto a muso duro. Ma oggi il suo discorso ha un senso e proprio i giocatori dovrebbero farlo proprio. Perché se una stagione (la scorsa) terminata con una sconfitta nella finale playoff ha consegnato alla serie A soltanto due giocatori (il fantastico Marchetti subito e Peluso a gennaio, ma perché fuori rosa e in scadenza di contratto), questa potrebbe chiudere del tutto le porte del massimo campionato a chi ha l’ambizione di arrivarci. I giocatori hanno un modo per riportare i riflettori su di loro: moltiplicare le forze per stupire ancora. E se, alla fine, i playoff resteranno un sogno, chissenefrega. Vedere un Ruopolo, un Cellini, un Carobbio o un Renzetti in serie A sarebbe altrettanto appagante. Meditate, giocatori. Meditate. 

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