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Società

L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni


Ci sarebbe da mangiarsi le mani fino ai gomiti, ma non servirebbe a niente. Forse non sarebbe servito nemmeno avere quei due-tre punti in più che avrebbero permesso all'AlbinoLeffe di entrare nelle prime sei, perché poi, oggettivamente, avrebbe trovato scogli insuperabili nella corsa alla serie A. Tuttavia il rammarico rimane, e anche forte. Non si può parlare di amarezza, e men che meno di delusione, tuttavia si ha la sensazione che, forse, il gruppo non ci abbia creduto fino in fondo in quel filotto di partite bucate all'indomani del successo sul Cittadella.Ma cerchiamo di evitare la mescolanza dello stato d'animo con una valutazione critica globale, che non può essere che positiva per le ragioni che abbiamo già spiegato nelle ultime settimane. Il campionato dell'AlbinoLeffe chiude con un segno positivo, su questo non ci piove. Dieci mesi fa, quando ci si era ritrovati a luglio e si era cercato di guardare dentro la palla di cristallo per immaginare quale futuro si nascondesse dietro l'angolo, nessuno avrebbe ipotizzato un AlbinoLeffe da playoff. Dunque, si è andati oltre le previsioni, tenuto conto oltretutto del fatto che si è giocato per metà campionato senza Poloni e senza Cellini, il cannoniere principe dell'anno precedente. Non solo: fedele a una politica consolidata nel tempo, l'AlbinoLeffe ha lanciato con discreto successo diversi esordienti che, a un anno di distanza, si sono trasformati da speranze in certezze. Pensiamo a Laner, Madonnino e Renzetti innanzitutto, ma anche ad altri che nella prossima stagione partiranno con ben altre sicurezze e prospettive. E pensiamo anche all'allenatore Madonna, che ha superato a pieni voti il difficile esame di un campionato da debuttante, tanto da essere diventato oggetto di interessamento del mercato. Insomma, è stato un anno proficuo, che consente all'AlbinoLeffe di consolidare la propria presenza in un campionato di cui è diventato un autorevole punto di riferimento. Non soltanto sotto l'aspetto della floridità di bilancio, di cui già si sapeva, ma anche sul piano degli equilibri tecnici.

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