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Società

L'opinione

di Ildo Serantoni


Cinque anni fa, al termine dell’ultima partita interna dell’AlbinoLeffe (2-2 con l’Ascoli), il presidente Andreoletti era andato via dallo stadio piuttosto seccato, mentre la squadra festeggiava nello spogliatoio. Come era possibile? Chi aveva ragione: i giocatori festanti o il presidente incazzato? Un po’ tutti, a dire il vero, e nessuno ci dia del cerchiobottista. La squadra esultava perché quel punto appena conquistato garantiva la certezza aritmetica della salvezza. Il presidente era seccato perché non gli era andato giù che l’AlbinoLeffe, in vantaggio 2-0 a pochi minuti dalla fine, avesse smesso improvvisamente di giocare, consentendo agli avversari di segnare due reti in pochi minuti e tornarsene a casa con il pareggio.Se si era infuriato per quell’episodio, potete facilmente immaginare quale deve essere stato lo stato d’animo del presidente sabato pomeriggio al termine del match kafkiano con l’Ancona. E noi, che in occasione di quel lontano episodio di cinque anni fa gli avevamo garbatamente tirato la giacca, dicendogli che forse stava esagerando, questa volta ci schieriamo apertamente dalla sua parte, condividendone l’indignazione. Non sappiamo se Andreoletti nutra anche qualche sospetto: se sì, sappia che anche in questo caso ha la nostra piena, totale approvazione. E, se si sente tradito, anche la nostra solidarietà. Perché quello che si è visto sabato nell’ultima, allucinante mezzora non è gustificabile. Se accetta un consiglio, caro presidente, non si fermi all’indignazione: se la tormenta il dubbio, anche piccolissimo, che qualcuno dei suoi stipendiati non abbia fatto fino in fondo il proprio dovere, faccia chiarezza e non esiti a mettere mano alla frusta. Per quel poco che conta, sappia che noi siamo al suo fianco.

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