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Società

Andreoletti: "Non voglio tifosi che danno lezioni ai dirigenti"


“Andreoletti, vattene!”. Un invito più esplicito gli ultràdell’AlbinoLeffe, delusi da risultati stagionali non in lineacon le loro aspettative, proprio non potevano rivolgerlo. E per suggerire alloro presidente di levare le tende hanno addirittura fondato un gruppo suFacebook, il noto social network on line. Ma l’interessato, Andreoletti Gianfrancoda Colzate, imprenditore e da un decennio primo artefice delmiracolo sportivo seriano, dribbla le critiche rilanciando il progetto nel segnodel rinnovamento.

Allora, presidente: come risponde agli appunti di chi, su internet,l’accusa di aver frenato le ambizioni della squadra e di voler svendere i pezzipregiati?

“Certi apprezzamenti gratuiti non mi toccano, oltre a non meritare risposta.Non abbiamo raggiunto i playoff, ma per una società come la nostra lapermanenza in serie B è già un lusso e un motivo d’orgoglio. Io a fine annodevo rendere conto ai miei soci: la nostra ragion d’essere ci consente disopravvivere al meglio nel calcio professionistico, non di ambire a chissà cosaa dispetto della realtà. Chi non lo capisce può tranquillamente cambiaresquadra: ci servono tifosi affezionati, non gente che pretende di dare lezioniai dirigenti”.

Sul calciomercato, però, certi allarmi hanno un fondo di verità: Cosere Caremi sono a fine contratto, Carobbio è andato al Bari a parametro zero,Ruopolo fa gola a molti…

“Ruopolo? Magari riuscissimo a venderlo: lui sarebbefelice di giocare in A, noi faremmo cassa. E’ la regola aurea: non si compranessuno finché non si vende. Siamo solo all’inizio, difficile dire chi va e chiviene: ma se il Milan ha avuto bisogno di piazzare Kakà,significa che di soldi da spendere ce ne sono pochi per tutti. Con ArmandoMadonna stiamo gestendo una rifondazione costruita con i Cissee con i migliori del settore giovanile, che è tra i più invidiati del Paese: lavecchia guardia ormai sta scomparendo”.

Insomma, è un modo soft per dire che sulle sponde del Serio lo spazioper un ripetersi del miracolo Chievo non c’è.

“Lo ribadisco: la A non è nella nostra ragione sociale, anche se il campopuò emettere verdetti diversi. L’abbiamo sfiorata l’anno scorso, ma non avremmospostato di una virgola la nostra politica: anzi, finora abbiamo smentito isoloni che a inizio stagione ci vedevano sempre retrocessi. Dalla C2 alla B,ogni volta ci siamo mantenuti in linea di galleggiamento. Peccato che aqualcuno non basti”.

Tra iniziative nelle scuole, ragazzini del Csi invitati allo stadio eprodotti tipici portati negli stadi di tutt’Italia con Agripromo, l’AlbinoLeffesta proseguendo un’operazione di marketing promozionale ad ampio raggio. Maservirà a portare pubblico?

“Ormai abbiamo superato il binomio Celeste-Valle Seriana: dobbiamoguadagnarci un bacino d’utenza quantomeno a livello provinciale. Sugli spaltisi vede ancora poca gente, ma è un progetto a medio-lungo termine. E i primigermogli di questa semina laboriosa si vedono già: puntiamo a fidelizzare ilpubblico e a portare sempre più famiglie alle partite, anche grazie allatessera del tifoso in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sullemanifestazioni sportive. Non schediamo i tifosi, a quello ci pensa la Questura. Vogliamopiuttosto investire sullo sport come evento spettacolare e ricreativo:contestatori e teppisti ne stiano fuori, non fanno per noi”.

Lei è anche impegnato in prima linea come vicepresidente delle societàdi B, alle prese con lo strappo in seno alla Lega Calcio. In ballo ci sarà lasolita lotta per spartirsi la torta dei diritti televisivi…

“No, è lì il bello: non c’è una vera ragione del contendere. Noi abbiamosempre parlato di regolamenti, riconoscendo alla A un ruolo di traino. Il veroproblema è che tra le grandi e il resto di chi sta al piano di sopra ci sonofrizioni, e consumare il divorzio con noialtri pesci piccoli è un diversivo pernascondere queste lotte di potere. Io lavoro per ricucire, i margini ci sono”.

fonte: Simone Fornoni (www.bergamonews.it)

 

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