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L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni


Messo da parte il rammarico per gli «zero punti» portati a casa da Torino, prendiamoci quello che di buono ha offerto la partita, soprattutto dal punto di vista delle indicazioni. Il primo riscontro positivo è la prestazione nel suo complesso. Gagliardo, autorevole, senza complessi: l’AlbinoLeffe se l’è giocata alla pari con un avversario di debordante superiorità tecnica. E non lo ha fatto, si badi, usando le armi dei poveri - barricate, corsa, grinta, cattiveria, agonismo - bensì fronteggiandolo con disinvoltura sul piano della qualità.
Se doveva dimostrare di essere ancora ben vivo dopo l’angosciante ko interno con l’Ancona, insomma, l’AlbinoLeffe ha dato una chiara risposta affermativa. E poiché, come abbiamo detto, il confronto è avvenuto soprattutto sul piano del gioco, non c’è ragione di essere pessimisti: su questo livello, non occasionale, la squadra può attestare il proprio rendimento da qui alla fine del campionato.Partendo da Torino e dimenticando Ancona, il vero problema da risolvere è quello della concretezza. Davanti e dietro.
Ma in entrambe le situazioni, a bocce ferme ci sentiamo di essere un filo più indulgenti di quanto noi stessi non lo siamo stati a botta calda sulle colonne de L’Eco di Bergamo, dove avevamo parlato di amnesie difensive in occasione dei due gol del Toro. Forse si poteva far meglio in occasione del secondo, quando qualcuno ha indugiato sulla linea di porta, tenendo in gioco Bianchi, anziché salire velocemente dopo il rinvio fuori area di Passoni. Ma sul primo, blocchi o non blocchi, c’era poco da fare: le incursioni aeree dei centrali difensivi sui calci d’angolo sono una caratteristica delle squadre di Colantuono, il quale non per niente privilegia difensori e centrocampisti dall’1,90 in su. Lo ricordiamo dai tempi dell’Atalanta con Terra e Loria, o del Perugia con Di Loreto, Stendardo e Del Vecchio. Vedrete quanti gol il Toro segnerà ancora in questo modo.
Del resto, a conferma di una diffusa mentalità volta alla caccia al colpevole, lo stesso Colantuono ha lamentato un’amnesia dei suoi in occasione della rete di Grossi. Partita decisa dagli errori, allora? Per favore, siamo seri. La realtà è che se nessuno sbagliasse mai niente, nessuno segnerebbe più un gol. E, dunque, il vezzo di andare a cercare un colpevole ogni volta che l’avversario va in porta è una vera e propria masturbazione mentale. I gol si danno e si prendono, questa è la legge del calcio. Come i buchi nei giornali.

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