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Società

L'opinione

  • Pubblicato in Società
di Ildo Serantoni


L’imminenza dell’impegno di Mantova fa passare in second’ordine l’analisi sulla sfortunata partita col Piacenza, della quale peraltro abbiamo già scritto a botta calda sulle colonne de L’Eco di Bergamo. Tuttavia, qualcosa bisogna pur dire. Ed è qualcosa che aggiunge rimpianto a rimpianto, incredulità a incredulità. Sarà anche una considerazione che lascia il tempo che trova, eppure come si fa onestamente a non riconoscere che nelle cinque partite finora disputate, sul piano del gioco l’AlbinoLeffe è uscito sconfitto soltanto dall’Ancona? Come si fa a non riconoscere che contro Vicenza, Cittadella, Torino e Piacenza avrebbe meritato, sia caso per caso, sia complessivamente, qualcosa di più del quasi zero che ha portato a casa?È un ragionamento sterile, siamo d’accordo, eppure il critico ha il dovere di estendere la propria analisi al di là e al di sopra dei risultati, altrimenti che critico sarebbe? Di leggere la classifica e commentarla partendo dai numeri e prendendoli come esclusivo parametro di riferimento, sarebbe capace chiunque. Bisogna scavare un po’ dentro alle prestazioni per capire meglio quello che sta succedendo e, in qualche misura, lanciare uno sguardo prospettico su quello che ci aspetta. Che all’AlbinoLeffe stia girando tutto terribilmente storto è un dato di fatto. Se avesse pareggiato a Cittadella e contro il Piacenza la sua classifica sarebbe sì precaria, ma non terribile. E potrebbe guardare con meno angoscia alle due cambiali che si appresta a onorare. Mantova e Crotone.Ma la situazione è questa ed è a questa che bisogna rapportarsi. Partendo da due consapevolezze. La prima è che per ricostruire una solidità difensiva come quella dell’anno scorso, dopo avere perso in un colpo solo quattro uomini su cinque (Narciso, Gervasoni, Conteh, Renzetti, è rimasto al suo posto soltanto Perico), ci vorrà un po’ di tempo. La seconda, più preoccupante, riguarda il centrocampo, dove il problema non è il tempo ma la qualità. Nel giro di un paio di campionati questo settore ha pagato un debito insolubile, perdendo giocatori di peso e personalità come Del Prato, Carobbio, Madonna, Belingheri, Bonazzi, Colombo, Caremi e lo stesso Poloni, fermo da un anno e del quale si attende con impazienza il rientro per dare un tocco di verve e sapienza tattica. Insomma, siamo in presenza di una squadra più debole che, per forza di cose, deve supplire al gap tecnico mettendoci qualcos’altro: corsa, combattività, intensità, cattiveria agonistica. E magari anche un tocco in più sul piano tattico. Sabato, in tribuna stampa, i colleghi piacentini ci dicevano che l’anno scorso, arrivando a gennaio, Passoni aveva cambiato la squadra da così a così, prendendola per mano e portandola dai bassifondi a metà classifica. Ma giocava centrale in un centrocampo a tre, con due laterali di grande movimento. Ecco, non sappiamo se Madonna abbia a disposizione laterali di grande movimento (forse uno c’è: Laner), sappiamo di sicuro che c’è Passoni. Perché non cominciare da lì?

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