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Prima Squadra

Voci dall'interno | Ritorno alle origini

"Nemo propheta in patria" in latino. "Nessuno è profeta nella propria patria" se si desidera tradurla. Ricercandola si possono anche scomodare le sacre scritture, ma resta il fatto che non sempre questa frase trovi la corretta applicazione in tutti i contesti. Non qui, non a Bergamo.

altSe volessimo rimanere nell'ambito storico potremmo citare ad esempio il buon Gaetano Donizetti, fantastico compositore nato e morto a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo nella sua città natale dopo aver portato i suoi successi teatrali in giro per l'Italia.

Se la nostra intenzione invece dovesse essere quella di riportare il concetto all'ambito calcistico, beh, la decisione sarebbe semplice e nemmeno troppo lontana da casa. 

L'U.C. Albinoleffe fin dalla sua fondazione, con la fusione tra Albinese e Leffe avvenuta nell'estate del 1998 è sempre stata una società molto attenta alla propria identità territoriale. Un filo diretto che continua arrivando fino ai giorni nostri.

Prima i portatori della 'bergamaschicità' erano i vari Bonazzi, Garlini e Del Prato, veri e propri pilastri durante l'epopea dorata a cavallo tra la fine degli anni '90 e la prima metà degli anni '00. Uomini tutti d'un pezzo, marcantoni tecnici ed agonistici, che trascinarono il club durante la cavalcata dall'ormai scomparsa serie C2 fino alla prima storica promozione in Serie B, mantenendo la categoria per diverse annate.

Il testimone ora è passato in mano ad un altro trio di protagonisti. I prescelti oggi si chiamano Fabio Gavazzi, Achille Coser e Leo Di Ceglie.

Per il capitano si tratta di un gradito ritorno a casa dopo quasi 10 anni, essendo un prodotto del florido settore giovanile dell'AlbinoLeffe. Proprio come il portierone di Gazzaniga che però a differenza del compagno era già riuscito a vestire la maglia della prima squadra bluceleste in 65 occasioni. Il centrocampista di Lallio è rientrato invece per la prima volta in terra orobica dopo un peregrinare lungo quattro stagioni in cui ha indossato le casacche di Lecco, Ancona e Lumezzane.

Sono loro ad avere l'onore e l'onere di trasmettere ad un gruppo eterogeneo, con provenienze ed età sparse, il pragmatismo e la concretezza tipica dei bergamaschi. Il compito che può sembrare improbo e gravoso, non dovrebbe risultare di difficile applicazione visto che il collettivo bluceleste ha più volte dato la dimostrazione di essere compatto e coeso.

Chissà, magari a fine stagione sentiremo Carmine Giorgione, Armando Anastasio o Francesco Agnello esordire con un "pota" esclamato con cognizione di causa o Simone Minelli e Juri Gonzi dichiarare che "polenta e cüni" è il loro piatto preferito. Difficile chiedere così tanto ai nostri tre paladini, ma sappiamo che saranno sicuramente in grado di continuare al meglio questa "bella" tradizione tutta orobica.

Sono già aperti i pronostici sui loro futuri successori. I vari Ravasio, Mandelli, Castelli, Alborghetti e Cortinovis sono avvisati.

F.D.

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