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Società

Riflessioni blucelesti

  • Pubblicato in Società

di Marco Gaburro



Sogni e barriere

Entrando nel centro sportivo dell’U.C.AlbinoLeffe, oltrepassando il ponte che scavalca il torrente della Morla, puntod’unione tra due mondi in teoria così simili ed in realtà così diversi tra loro,si diventa involontari osservatori di un qualcosa di speciale. All’esternodella folta siepe, del cancello automatico che non lascia alcuno spiraglionemmeno all’occhio più curioso, scorrono come un fiume la quotidianità, illavoro, la scuola, i grandi ed i bambini. Si intrecciano storie di normalidifficoltà e di assurde ingiustizie, storie di piatta indifferenza e frammentidi eroico altruismo. Tutto scorre, in un fiume che diventa mare e che rischiadi travolgere tutto e tutti.

Al di qua della stessa siepe, però, gliorologi sembrano in grado di fermarsi per ore, l’inquietante brusio delloscorrere veloce che sta dall’altra parte nemmeno arriva alle orecchie ed allementi di chi ha la fortuna di trovarvisi all’interno. La mattina, specie inqueste prime giornate d’autunno, dove la pioggia leggera avvolge  in un’ulteriore sfera protettiva il tutto, ilsilenzio lascia il posto ai suoni della natura, dai pini ai prati, dal laghettoai saliscendi naturali che circondano le innumerevoli viuzze di collegamento.Nel primo pomeriggio, poi, come avviene al di fuori dei grandi formicai dopo lapioggia, un numero crescente di ragazzi armati di borsa da calcio e di grandepassione inizia a riempire gli spazi, arricchendoli con le loro voci, i lorosogni. Dal più grande al più piccolo, in un disordine ordinato da fare invidiaai più organizzati alveari, i giovani calciatori entrano nei loro spogliatoi edopo pochi istanti si ritrovano a riempire il verde che li circonda cercando didomare innumerevoli palloni. Ed il rimbalzo di queste affascinanti sfere fa ecoalla stessa pioggia che poche ore prima rincorreva i tetti e le foglie, quasi arivendicare l’inizio della nuova stagione.

Oltre la siepe, oltre il cancello, igenitori e i curiosi ascoltano, si allungano, immaginano, si inquietano. E avolte, pure loro, sognano.

E i sogni non hanno barriere dasuperare, non hanno confini, non hanno età. Necessitano solo di una testa ingrado di pensare, di un po’ di coraggio e di un briciolo di fantasia. I sogniservono a vivere, a guardare oltre l’ostacolo, a recuperare l’energianecessaria per nuotare o galleggiare, nel mare che diventa sempre più oceano.

Se anche i sogni smettono di affiorare,l’aridità del quotidiano rischia di diventare un pericolosissimo boomerang, chepuò essere letale, sia per gli adulti che per i più giovani.

Guai a chi prova a soffocare i sogni deipiccoli, che al di qua della siepe significano voglia di poter calciare peranni quel pallone, di poterlo controllare sempre meglio, di poter vestiremaglie sempre più prestigiose, di poter far gioire con un proprio gesto, unapropria intuizione, decine, centinaia o migliaia di tifosi. Molte volte a separarlidalle gesta di Pato ed Eto’o sono soltanto gli anni e loro corrono, ad occhiaperti, rinforzando quella speranza ogni giorno di più, visualizzandola,volendola. E i sogni dei grandi? Troppe volte si spengono, vengono chiusi inqualche cassetto e finiscono con il confondersi con quelli dei figli, chediventano motivo di confronto con gli altri genitori, oggetti più che soggettida esibire, trofei da alzare al cielo.

Eppure la propria vita necessita delleproprie vittorie, delle proprie sconfitte, dei propri sogni da inseguire.Altrimenti l’equilibrio rischia di rompersi, i ruoli di mischiarsi e ilrisultato non può che essere negativo.

I genitori non dovrebbero smettere maidi coltivare i propri sogni e di rispettate quelli dei loro  figli, tutelandoli, aiutandoli a ripartire unavolta caduti, assistendoli, spiandoli da lontano, nel rispetto dei loro spazi,dei loro tempi e della loro identità. Solo così quei sogni, in alcuni casi,potranno avverarsi. E in tutti gli altri casi, pur non avverandosi, potrannodiventare linfa vitale, benzina, forza per affrontare la vita con il sorriso eproiettarsi in nuove realtà, nuove sfide.

E’ per questo che il centro sportivodell’U.C. AlbinoLeffe ha qualcosa di magico nell’aria. E’ la magia lasciata daigiovani calciatori che al termine degli allenamenti ritornano nelle loro case,oltrepassando il ponte, pronti a galleggiare come i grandi nell’acqua chescorre al di la della Morla. Le lancette degli orologi, ogni sera, tornanoregolarmente a scandire il tempo della normalità, ma l’eco di quelle voci e lascia invisibile di quei sogni rimangono intrisi nell’erba e nell’aria,aspettando il giorno seguente, ennesima occasione di sogno al di la di ognibarriera.


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