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Società

La pulce nell'orecchio

  • Pubblicato in Società
di Cesare Malnati


Che la prestazione dell'AlbinoLeffe, battuta in casa dal Piacenza (0-1), sia stata ancora una volta sfortunata è fuor di dubbio. Le due squadre hanno prodotto: l'AlbinoLeffe quattro o cinque nitide palle-gol con due paratone di Puggioni a metà ripresa su tiri pressochè a colpo sicuro rispettivamente di Grossi e Geroni; il Piacenza una punizione tagliata di Guzman trasformatasi nella rete della vittoria per una malaugurata deviazione di testa di Ruopolo, al 25' del primo tempo, e un'azione di Avogadri, nella fase finale. Ma si dà il caso che siamo alla quarta sconfitta su cinque gare, con un sol punto in  classifica, davanti alla Salernitana, che ieri ha esonerato l'allenatore Brini. La partita con gli emiliani è stata simile a quelle che l'avevano preceduta.

La squadra, complessivamente, non s'è fatta mettere i piedi in testa, il risultato non rispecchia l'andamento dei novanta minuti, aggiungiamo pure che il Piacenza è una squadraccia nel vero senso della parola. S'era visto martedì scorso nel recupero a Padova (0-0) e s'è confermato: la formazione di Castori si schiera con un indefinibile modulo atto ad irretire gli avversari attraverso un irritante possesso palla, che anche i veneti avevano sofferto fortemente. Tutte belle parole, però, che non modificano la realtà dei fatti. Il gioco cioè non scorre fluidamente, ma s'accende a tratti più sulla spinta emotiva che seguendo un filo logico. Questa è stata finora una costante. Sicchè bisognerà pur cambiare qualcosa. Invece la Celeste (Grossi-Previtali-Passoni-Foglio a centrocampo) continua ad applicare l'eterno 4-4-2, che, nella sua versione classica, ossia senza gli esterni alti, resta lo schieramento difensivo per eccellenza garantendo l'accurata copertura di tutto il campo.

Dovendo attaccare, sarebbe richiesta un po' di fantasia. L'estro è di competenza di Grossi, ma se al ragazzo si fa fare tutta la fascia, ecco che le sue prerogative di uno contro uno s'annacquano. Al contrario, Grossi, a un quarto d'ora dalla fine, è stato sacrificato per Torri, nello speranza che un centravanti di peso contribuisse a mettere a ferro e fuoco l'area piacentina, ma quando si perviene a simili soluzioni significa abbandonare la strada della ricerca del gol via gioco.

Inoltre Previtali e Passoni - entrambi facitori di gioco tutt'altro che fulmini di guerra - sono, per evidenti caratteristiche, centrocampisti che vorrebbero il reparto a tre e non a quattro. Uno può adattarsi, in coppia no. Infatti il centrocampo della Celeste, che in tal modo rinuncia a Geroni, impiegato dopo un'ora al posto di Passoni, ha troppo poca gamba.

Ora modificare il modulo, d'accordo, non è così semplice in quanto cambierebbero i movimenti richiesti allo stracollaudato duo Cellini-Ruopolo, tuttavia quando ci vuole, ci vuole. Senza contare che giocare sempre nello stesso modo favorisce gli avversari. Qualcuno inoltre chiama in causa il rendimento di Ruopolo e le sue motivazioni, messe a dura prova l'estate scorsa quando il trasferimento in serie A pareva nella logica delle cose. Che l'aversano debba ancora smaltire la delusione del mancato salto di qualità è più che probabile, ma le sue prove, che restano tutto sommato accettabili, non risentono tanto di questa situazione mentale quanto delle difficoltà della manovra offensiva in generale.

Tutta la squadra del resto appare poco convinta, trasmette l'impressione di scendere in campo per vincere sì ma per uscire dal tunnel e non per raggiungere un obiettivo importante. E questo delle motivazioni è un altro aspetto determinante. Tutti peraltro in questo momento devono assumersi la propria parte di responsabilità, società compresa. Non si vorrebbe che la necessità di business abbia in parte fatto perdere di vista l'aspetto strettamente tecnico che non può non alimentare una squadra di calcio.
Senza riferirsi in particolare al caso Ruopolo, qualche volta si possono realizzare operazioni di mercato non completamente soddisfacenti dal lato economico purchè il gruppo sia costantemente animato dal desiderio di conquistare nuovi traguardi.

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