Per la rubrica "SpeciaListi di settore" abbiamo intervistato Paolo Lazzarin, preparatore atletico delle formazioni giovanili blucelesti, che ci ha parlato del suo mestiere e della preparazione atletica legata alle varie fasce d'età.

Buongiorno Paolo. Per chi ancora non ti conoscesse, quanti anni è che fai il preparatore atletico e da quanto lavori per l'U.C. AlbinoLeffe?
“E’ passato un po’ di tempo. Sono preparatore atletico professionista da ben diciotto anni, mentre il mio lavoro qui è iniziato la stagione scorsa”.

Parlaci un po' del figura del preparatore atletico all'interno di una squadra di calcio. Qual è l'importanza del ruolo che riveste?
“Il preparatore atletico svolge molteplici funzioni all'interno di una squadra di calcio o di un club professionistico. In primo luogo in collaborazione con lo staff medico promuove la salute e il benessere psicofisico degli atleti, stimolandoli a intraprendere stili di vita sani e coerenti con il mestiere di atleta. In secondo luogo in sintonia con l'allenatore lavora per migliorare i fattori della prestazione di ciascun individuo attraverso programmi anche personalizzati. Nel corso degli anni poi si sono affermate figure professionali che massimizzano alcuni lavori, ad esempio il preparatore funzionale, che lavora prevalentemente in palestra, il preparatore dedito alla ri-atletizzazione per gli atleti infortunati e così via”.

La preparazione atletica varia in base all'età degli atleti? Quali attenzioni ci sono nella preparazione fisica di un giovane calciatore?
“La preparazione atletica deve certamente aderire alle caratteristiche fisiche dei soggetti che alleniamo in funzione di sesso, età e maturazione biologica prima di tutto. Fino alla categoria giovanissimi diamo grande attenzione al miglioramento dei fattori coordinativi, facciamo attenzione a non sovraccaricare le strutture ossee in fase evolutiva con allenamenti troppo intensi. A partire dagli allievi, iniziamo gradualmente ad aumentare i carichi di lavoro in funzione però dell'età biologica degli atleti poiché in questa fase non tutti gli individui maturano in modo uguale, ma vi sono differenze di struttura a volte molto marcate”.

La preparazione dopo la pausa invernale come si struttura solitamente? Differisce di molto da quella estiva?
“La preparazione nella pausa invernale nel settore giovanile non esiste, nel senso che sui giovani il lavoro è di tipo longitudinale che abbraccia un arco temporale molto ampio da cinque a dieci anni e oltre, in base a quanto tempo il bambino entra nel settore giovanile. E' un lavoro di costruzione che ha la funzione di creare una linea di tendenza progressivamente crescente di tutti i fattori della prestazione che contribuiscono a generare un comportamento efficace ed efficiente durante una partita di calcio”.

Negli ultimi anni la tecnologia ha coinvolto sempre di più l'aspetto della preparazione fisica. Quali sono le tue considerazioni in  merito?
“Il problema di un preparatore atletico è sempre stato quello di capire quanto il proprio lavoro e quello dello staff tecnico influisse in modo oggettivo sulla prestazione del giocatore soprattutto durante gli allenamenti e la partita. Per fare ciò occorre misurare la prestazione del calciatore, come si fa in tutti i lavori in cui è necessario valutare gli indicatori della prestazione. La tecnologia in questo senso sta facendo passi da gigante e ci permette di monitorare con i vari strumenti in circolazione sempre più precisi e affidabili il comportamento di ogni singolo atleta. La filosofia degli staff tecnici permette poi di far sì che questi strumenti siano efficaci o meno”.